Gioia Mia: Antonello Carlino e Annarosa Carnovale

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Carnovale AnnarosaRistorante Gioia Mia
Settore:  Ristorazione
Dalle sue memorie.
Approdata in Cina 16 anni fa per caso, o meglio per quel pizzico di pazzia che ha contraddistinto la mia vita. Quindi, nessuna previsioni o lungimiranza sulla crescita del  Gigante Asiatico, solo lo spirito che mi ha sempre contraddistinto.
Come scrive oggi Bamboo Hirst, riferendosi a Marlene Dietrich, avrei voluto dire a mia madre “ Vado a Shanghai a comprarmi un cappello”. Le dissi, invece, vado a Shanghai per due o tre anni e poi torno. E sono ancora qui. Perche’ la Cina e’ come quella scatola di noccioline: le divori una dopo l’altra, e non ti bastano mai.


Certo che il passaggio in terra cinese non fu traumatico. Di piu’.  A parte i miei 14 anni in American Express, a parte i miei 3 anni in una produzione cinematografica, mi trovai dal Festival del Cinema di Cannes a Chongqin, per negoziare una linea di tubi elettrosaldati ad alta precisione. E’ l’ atmosfera era un pochino diversa.  Eclettica lo sono sempre stata, ma studiavo anche! Ci dicevano che erano per telai di biciclette.



Dunque, per un riferimento temporale, sbarcai a Shanghai quando stavano costruendo la base della Pearl Tower al di la del Bund, e le passeggiate sul lungo fiume erano una corsa. L’Istituto di Metallurgia dove tenevano i ns meeting era al Bund, quasi all’angolo con la Yanan Road. Le “wash room” dell’Istituto non erano adatte ad una “signora” che proveniva da un mondo diverso..........e quindi alle 16:30, prima di correre a cena, facevo la mia corsa fino alla washroom al mezzanino del Peace Hotel dove bruciavano incenso per alleviare l’odore dell’umidita’ e dove trovavo soffice toilet paper. Era stato un suggerimento di studenti italiani della Fudan. E gliene sono ancora grata.
Impiantammo il nostro quartier generale in 40 mq lordi al secondo piano dell’Hotel Equatorial e gentilmente il direttore dll’Ice, al 4 piano ci invitava per un caffe’ italiano. Introvabile. Mesi dopo ci organizzammo anche noi con un bialetti elettrica (che si e’ fusa due/tre anni fa).
La comunita’ Italiana era costituita da poche persone, cosi’ poche che ci si incontrava quasi giornalmente, anche alla vecchia sede del nostro Consolato, nella bellissima e decadente villa di Wuyi Lu.  Le serate si trascorrevano a casa dell’uno e dell’altro, finendo i lauti pasti con gli uomini da una parte a giocare a poker, e donne a canasta. Molto stile coloniale, nel buon senso della parola. Il massimo della trasgressione era fare un giro fra gli unici tre bar, Sally pub, Judy’s Place e YY. Oppure, passeggiare dopo cena dal Portman Hotel (ora Ritz Carlton) fino al Bund cantando a squarciagola canzoni di battisti o napoletane..... Questo per quanto attiene il tempo libero che iniziava la sera alle 20:00. Ma per il lavoro era ben diverso. Distanze interminabili. La sopraelevata non era sta costruita ed andare a far visita alla fabbrica No7 della stampa della seta a Pudong, significava spendere 1 ora e mezza di macchina.
Ben presto dovetti abbandonare il mio Inglese alquanto perfetto, per adattarlo all’inglese locale. Ed ancora oggi mi rendo conto che la qualita’ del mio inglese e’ regredita rispetto al passato.  
Vivevamo in albergo. Era piu’ conveniente. Noi laowai dovevamo vivere in case “adatte” agli stranieri, e gli affitti erano stratosferici. Visto che non eravamo qui in Cina per conto di aziende, ma da liberi professionisti, ovviamente facevamo economia. Trovammo un appartamento sulla Huai Hai Lu, dove rimanemmo per due anni, per poi spostarci in quello che e’ diventato il nostro quartier generale.
Abitazione, uffici, Laboratori. Dal mio canto, occupandomi di consulenza e gestione risorse umane, ho piu’ tempo da dedicare al lavoro, invece che agli spostamenti casa ufficio casa. Il mio socio, che si occupa della ristorazione (della serie non facciamoci mancar nulla) e’ agevolato fra laboratorio centralizato e punti vendita, incluso un ristorante di recente nascita.
Io amo le risorse umane, ma frequento poco la vita sociale. Molti pensano che non abiti piu’ a shanghai. Ho un cagnolino, i miei libri, la mia musica e la TV.....mentre il mio socio si e’ accasato con una magnifica donna del nord della Cina.
Dopo tutti questi anni, ho una crisi d’identita’. Continuo ad essere straniera in Cina, pur condividendo molti dei costumi “buoni” cinesi, ma mi sento straniera in Italia perche’ 16 anni via (pur con rientri annuali) han creato un gap difficilmente recuperabile.
Il mio futuro. Bella domanda. Intanto ho ancora energia da vendere, e poi si vedra’. Magari la famosa isoletta con le palme, sogno di noi ragazze degli anni 70. “Mamma Mia” docet.
Per ultimo aggiungo, che 30 anni fa un indovino a Roma mi disse che sarei diventata una donna d’affari nell’estremo oriente. E’ la verita’. Non rubo a Terzani. L’indovino si chiamava Jacinto Jaria. Gli risi in faccia, perche’ le mie evasioni andavano verso il west,  ma presi nota su un foglietto rosa e lo dimenticai in un cassetto. L’ho ritrovato 8 anni fa quando ho smantellato la casa di Roma. E c’era scritto anche che avrei trovato l’uomo della mia vita a 57 anni! Beh, l’estremo oriente si e’ avverato. E’ il momento di capire se si avverera’ anche la seconda predizione.

Carlino AntonelloRistorante Gioia Mia
Settore : Ristorazione
Il mio primo viaggio in Cina risale al 1986 con la vecchia e gloriosa Alitalia che faceva scalo a Delhi poi a Shanghai e proseguiva per Tokyo. Avevo un giovane cinese che mi seguiva come un ombra e che parlava un po’ d’italiano. Il mio inglese era terribile. Avevo studiato (e male) solo il francese.
All’inizio mi occupavo dell’acquisto di golf di cachemire e pigiami di seta che rivendevamo in Italia. Ma presto ci attrezzammo per l’export di telai per l’industria tessile. Era un periodo d’oro in quel settore in quanto il  governo cinese finanziava progetti di sviluppo nel settore. 
La scelta della Cina era stata forzata. Ero un imprenditore siciliano e diciamo che non condividendo la situazione ambientale in Sicilia  decisi di abbandonare le mie attivita’ e rimettere dei nuovi tasselli alla mia vita. Ed ecco perche’ la Cina.
Mi trovavo a viaggiare per macchina in mezzo alle campagne, mi trovavo in stazioni ferroviare a mangiare riso in attesa del treno che non arrivava mai. Ad alloggiare in hotel appena costruiti dove dalla doccia scendeva acqua nera e quindi costretto a lavarmi con l’acqua minerale.
Le mie permanenze in Cina duravano uno due mesi, ed al rientro in Italia mi rendevo conto di aver perso peso. Rimpiango quel periodo quando vedo la mia pancetta che malgrado qualche esercizio non riesco a mandare giu’.
Ho avuto la fortuna di alloggiare per un periodo nello storico Peace Hotel. L’atmosfera in quell’albergo era rimasta invariata rispetto agli anni 30, ma l’odore di umido dei tappeti, le sirene delle chiatte sul fiume che scandivano il silenzio della notte e la difficolta’ di attraversare la strada di fronte per il fiume di biciclette che si dirigevano verso “il ponte di ferro”, beh tutto questo sono un ricordo indelebile, piacevole o no, non saprei, ma di sicuro e’ rimasto nella mia testa e nel mio cuore.
A poco a poco, negli anni successivi decisi che sarebbe stato piu’ opportuno localizzare l’attivita di trading e consulenza in maniera permanente in Cina e cosi’ assieme ad una coraggiosa socia decidemmo il trasferimento e l’apertura del nostro ufficio di Rappresentanza. Era il 1995 o giu di li.
Due impiegati e noi due che affrontavamo il quotidiano. I problemi semplici diventano di difficile soluzione, mentre quelli che sembravano impossibili a risolversi, si chiarivano all’istante senza sforzo alcuno. E’ questo sbalordiva la mia socia, ma anche il sottoscritto, malgrado la lunga abitudine ai costumi cinesi.
Assistenza al Trading, supporto ad aziende Italiane incuriosite ed incredule che il Paese sarebbe diventato il Gigante, e piu’ tardi anche la ristorazione. La Pizza Italiana che non era conosciuta come tale, ma come pizza americana. E qui  comincio’ l’altra scommessa. Da una parte, presentare ai cinesi la “vera pizza tradizionale italiana” e dall’altra dover competere con il gigante della multinazionale americana. Eravamo come il topolino che combatte contro l’elefane. Ma dopo 11 anni siamo ancora qui, con la nostra piccola fetta di mercato.
Nel frattempo, ho incontrato una signora del nord della Cina, un’artista, ed ho deciso di sposarmi. Sono un ex divorziato che aveva giurato di non risposarmi mai piu’. Ma, della serie “never say never”, eccomi qui accasato con Lisa. Abbiamo un gatto, Alfio, a cui abbiamo dato il nome del nostro amico architetto Di Bella che ci ha assistito magnificamente nei nostri ultimi progetti. Cosa sara’ del nostro domani? Difficile dirlo. Di certo rimarro’ in questa terra. In patria mi sentirei straniero oramai.

4 commenti:

  1. storie magnifiche e appassionanti

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  2. Buongiorno Gioia Mia!
    Un saluto e nu vasu da Bangkok , da Franciscu,
    ex Ambasciata Italiana, stammi bene.
    0066 89 682 2310

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  3. AnnaRO sei sempre tu ... dal 1970 ad oggi cambi cambi cambi e non ti fermi maiiiii, chissa se un giorno potró andare a trovarti, tanto devo conoscere ad allegra ... YO

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