Fiamma del Greco Venturini

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La mia storia ha inizio il 13 novembre del 1913 (data della mia nascita), a La Spezia. I miei genitori, entrambi fiorentini, si conobbero durante la guerra di Libia, sulla Regia Nave “Menfi”. Mio padre, Ammiraglio Guido Del Greco, era il comandante della nave ospedale. Mia madre, Lionella Michela, meglio conosciuta come Daisy, era infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana. Fu pluridecorata, anche da parte delle truppe combattenti; le fu conferita la Croce di Guerra al Valor Militare e fu nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Operava al seguito di Elena d’Orléans, duchessa d’Aosta, che dirigeva il gruppo delle infermiere.
Mio padre fu decorato di Medaglia d’Argento Al Valor Militare per aver portato, con l’aiuto di due marinai, fuori dal porto di Genova, una petroliera inglese in fiamme, che sarebbe potuta scoppiare creando un danno enorme allo stesso porto.
Medaglia d’Argento

Del Greco Guido, di Firenze, capitano di corvetta: “Di propria iniziativa accorreva con personale e mezzi della sua nave per provvedere nel modo più conveniente al trasporto fuori del porto di un vapore carico di benzina incendiato. Saliva sulla nave e dirigeva le operazioni con intelligenza ed abilità noncurante del gravissimo pericolo, sia per l’incendio sia per le munizioni situate in vicinanza” (Genova, 28 novembre 1917).
Mio padre fu decorato, inoltre, di Medaglia di Bronzo Al Valor Militare; gli fu conferita la Croce di Guerra al Valor Militare e fu insignito della nomina di Cavaliere di Vittorio Veneto.
Il matrimonio dei miei genitori si celebrò a Firenze, e la cerimonia fu molto apprezzata da mio nonno paterno, professor Giovanni Del Greco, direttore medico-chirurgo dell’ospedale di Santa Maria Novella, che a suo tempo aveva consegnato personalmente il diploma di infermiera a mia madre. Mio padre, imbarcato, era di base alla Spezia quando la mamma era in dolce attesa. Avevano un piccolo appartamento, in via Chiodo. Sullo stesso pianerottolo abitava un altro ufficiale con la famiglia. Era Costanzo Ciano. Nell’attesa della mia venuta al mondo, mia madre trascorreva il tempo aiutando il giovane Galeazzo nello studio delle lingue francese e inglese.
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Partenza per la Cina
Un bel giorno a casa nostra arrivò una notizia bomba: mio padre sbarcava ed era destinato in Cina. Era stato nominato Comandante superiore navale in Estremo Oriente.
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Arrivò il giorno della partenza di mio padre, e noi l’accompagnammo a Napoli. Appena arrivato in Cina, ci scrisse subito di metterci in moto, perché aveva trovato diverse possibilità per sistemare anche noi a Shanghai. Così mia madre decise di partire da Napoli con una nave americana che faceva il giro del mondo, e che ci avrebbe portato fino a Shanghai, facendo tappa in America, alle Hawaii e in Giappone.
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Un viaggio di tre mesi per raggiungere la destinazione. Un viaggio durante il quale tenni un diario giornaliero, che conservo. Era il 10 maggio 1930, avevo sedici anni e partivo da Napoli… Per l’avventura di una nuova, lunga vita.
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Shanghai
Sbarcammo dalla Madison, papà venne a prenderci con un motoscafo e ci portò alla nostra nuova casa, il residence Blackstone, chiamato così per via del suo colore. Un palazzone grigio stile periferia inglese, con vari piccoli appartamenti, un ristorante al piano terra, un grande prato con alcuni campi da tennis. L’arredamento era vecchiotto, ma funzionale. Due camere, con salotto e bagno. Mia madre e io non perdemmo un giorno di tempo. Giravamo per i villaggi vicini, per la città cinese, facevamo passeggiate al porto, ai mercati, al centro commerciale europeo. Non si finiva mai di scoprire qualcosa di nuovo. Con noi veniva spesso papà, e poi si andava a colazione sulla Libia. A volte il console generale Galante ci invitava al Consolato.
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La Libia aveva un gruppo di ufficiali molto simpatici: Altoviti, Storich, Borghi, Lucchesini, ecc. Vice console al Consolato era Antonio Venturini, Mattioli addetto commerciale. Il Consolato era una villetta con giardino, e una dependance per gli ufficiali. Classica architettura coloniale. L’arredamento era tipico delle case anglo-americane, con influenza cinese. Legni scuri, tappezzerie alle pareti, poltroncine ovunque. Tavolini, lampadari in stile liberty, paraventi, piantine, busti. Uno stile che non mi piaceva per niente, ma che ora considererei in maniera diversa.
Il console generale Galante era un tipo molto severo, chiuso, riservato. Era in ottima sintonia con i miei genitori.
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Galante mandò Antonio Venturini a Pechino in missione dal ministro Varé. Fu lì che nel '29 il Venturini conobbe e fece amicizia con Galeazzo Ciano, allora primo segretario di Legazione.
Il periodo a Pechino fu molto speciale per Antonio: la compagnia di Varé, personaggio unico e indescrivibile; luoghi meravigliosi, ancora integri e pittoreschi; e poi la presenza di Galeazzo Ciano, giovane intelligente e brillante
…………….. Venturini era arrivato a Shanghai nel '28, ed era ormai un veterano quando arrivammo noi, nell’agosto del '30. Venne subito a salutarci, e lo trovammo molto simpatico. Anche mio padre lo vedeva volentieri nonostante avessero idee politiche diversissime.
………………..Alla fine di ottobre giunse la notizia che il console Galante sarebbe stato trasferito come ministro a Kabul e che, in sua sostituzione, sarebbe arrivato Galeazzo Ciano, con la giovane moglie Edda Mussolini. ……………….
Io, intanto, mi ero organizzata una vita piacevole. Non potevo prendere lezioni di musica, così strimpellavo un poco per conto mio. C’erano due ragazze che abitavano vicino a me. Fiorentine di adozione, erano brillanti e simpatiche, oltre che belle: Laura e Matilde Chieri. Matilde suonava il piano. Qualche volta scendevo a casa loro, e suonavamo un poco insieme. Ma nessuna delle due era particolarmente brava e io, dal mio canto, in così tanti mesi di viaggio non avevo mai toccato il violino che, si sa, è uno strumento che non deve essere abbandonato.
Le sorelle Chieri si trovavano da diversi anni in Cina e il padre, se ben ricordo, era un funzionario delle dogane. A Shanghai primeggiavano nel mondo anglo-americano, e conoscevano veramente tutti. Laura, la maggiore, aveva anche conoscenze fra i ricchi cinesi, e nella colonia francese. Quando seppero che avevo studiato disegno a Roma, si dettero da fare e trovarono uno studio d’arte (cosiddetto), tenuto da un inglese. Si trattava di una casetta, con un giardinetto sino-giapponese, frequentata da membri della comunità internazionale. Nessuno insegnava, ognuno dipingeva in maniera autonoma. L’inglese procurava i modelli caratteristici. Mi fu indicata una signora anziana americana che abitava accanto al Blackstone, in un residence chiamato French Apartment. Questa signora andava allo studio tutte le mattine. Io passavo a prenderla, e ci recavamo allo studio insieme. Fu un periodo simpaticissimo, e per tutto il tempo della mia vita a Shanghai, due o tre volte la settimana frequentavo lo studio. I modelli erano interessantissimi, alcuni bellissimi. Ricordo una cinese così perfetta che sembrava una porcellana: posava senza battere neppure le palpebre, e non si notava il suo respiro. Quanti disegni e pastelli ho fatto in quel periodo!
Al French Apartment abitava anche Antonio……………….
…………Un ufficiale che mio padre amava molto era Edgardo Storich, una brava persona. Altissimo, molto simpatico, e gran signore. Filava con un’inglese piccolissima, che gli arrivava al gomito, Margot Stevenson, figlia di un direttore di una grossa banca (credo la Hong Kong Bank), e di una spagnola che tutta Shanghai chiamava “Mamita”, una donna intelligentissima e molto capace negli affari. Margot era molto carina, e innamoratissima di Storich. Le nozze furono celebrate in pompa magna. Partirono poi per l’Italia, ma la nostra amicizia è durata tutta la vita.
………………………….Arrivarono, intanto, Giorgio Del Bono e Angela Lante della Rovere, che dovevano sostituire Antonio. Ciano, però, trattenne Antonio, mandandolo in missione a Pechino, per cui a Shanghai in quel periodo c’erano due vice-consoli. La coppia Del Bono rallegrò l’atmosfera della Legazione. Giorgio era molto simpatico e divertente, e la romana Angela, affabile e molto intelligente.
……………………….Andavo spesso a casa di Edda, mi trattenevo per colazione e andavamo a fare passeggiate o a girellare per i negozi del centro. Diventai anche molto amica di Angela, benché fosse più anziana di me. Era una donna molto colta, che aveva avuto una vita brillante in gioventù a Roma, si era sposata tardi con un marito più giovane, e aveva tante cose da raccontare.
Spesso a colazione da Edda c’era anche Venturini, che era uno spasso. Edda l’amava molto perché da buon ravennate le ricordava suo padre e, nel modo di parlare, anche sua madre. Si prendevano spesso in giro a vicenda… Questo legame di terra creava un’impercettibile comunanza tra loro, dalla quale il marito e io eravamo esclusi, perché toscani!
………………. Al French Club la Marina francese dette un ballo, invitando naturalmente anche gli ufficiali italiani. Così fummo invitati mio padre, mia madre e io.
Mio padre non ne voleva sapere di farmi partecipare, ma mia madre era d’accordo. Sosteneva che avevo quasi 17 anni, e che quella era un’occasione per partecipare a una cosa insolita di cui avrei avuto un buon ricordo. Ballai tutta la sera con quello che sarebbe diventato mio marito!
…………….. Facevamo molte gite nei dintorni di Shanghai, che era ancora molto cinese. I quartieri europei, il settore americanizzato, il settore francese erano un insieme di case, enormi palazzi, grattacieli senza nessuna particolarità e ordine. I quartieri periferici cinesi, invece, erano rimasti come forse ai tempi dell’imperatore: poveri, ma caratteristici. Mi affascinavano i bambini cinesi, piccoli, grassocci, infagottati con giubbotti imbottiti. Forse se si fossero spogliati non sarebbe rimasta che poca roba, ma così sembravano sani e ben nutriti.
Andavo qualche volta con mia madre a trovare delle signore del gruppo internazionale, che avevano delle case enormi. Una francese in particolare, ricchissima, riceveva molto, Madame Du Park De Marsouli. Non ricordo da dove venisse la fortuna fatta dal marito, ma a Shanghai dettava legge. Tutti si rivolgevano a lei per qualsiasi cosa. E pare avesse dei trascorsi di tutto rispetto. Un’altra casa che riceveva molto, e dava dei pranzi sontuosissimi, era quella di Mrs. Wilson, inglese. Forse era la casa più bella dal punto di vista dell’arredamento, misto anglo-cinese, con dei mobili bellissimi. Non ricordo bene se questa inglese fosse sorella del re d’Egitto, o di un sultano turco. Era una persona molto intelligente, e forse anche l’unica che aveva una certa allure.
La vita mondana era molto intensa. Nella città c’erano le colonie inglese, americana, francese e, in misura minore, tedesca e italiana, oltre a innumerevoli Consolati. I miei genitori saltavano da un pranzo all’altro, ricevimenti, feste nazionali. Gli ufficiali italiani erano decisamente i migliori, perché frequentavano il mondo internazionale; i francesi stavano molto fra loro e gli inglesi e americani stavano sempre con il bicchiere in mano.
………………………… La nostra rappresentanza marinara era formata dalla vecchia R.N. Libia e da due unità piatte, Caboto e Carlotto. Erano piatte per risalire lo Yangtze Kiang, mentre la Libia non poteva affrontare né le correnti né i corsi fluviali, e non poteva risalire il fiume oltre Kiukiang. 
Mio padre era spesso assente poiché si recava a Tientsin, dove c’era un distaccamento italiano della Marina militare, e a Pechino. Quando era assente, con amici andavamo a fare delle gite. Alcuni conoscenti avevano delle barche, con cui si risalivano le vie fluviali dell’interno. Erano gite bellissime, l’interno della Cina dava un senso di povertà ma non di miseria. La popolazione contadina era sempre festosa con gli stranieri, si poteva girare ovunque indisturbati, senza timore. La campagna era molto piatta, uniforme, con capanne di mota, paglia e bambù. Non era bella, ma aveva qualcosa di misterioso, di preistorico, che affascinava.
Sulla Libia andavamo spesso a colazione, quando mio padre invitava gli ammiragli delle altre navi e le loro famiglie. Mia madre e io prendevamo un sampan per andare a bordo. La Libia possedeva un motoscafo, ma mio padre ci mandava a prendere solo in casi eccezionali.
Io, comunque, mi divertivo molto di più in sampan, un guscio di noce che bastava un colpo di tosse perché oscillasse, ma dal quale non si capiva come mai non cadesse nessuno che non fosse ubriaco. Si era completamente a contatto col fiume.
Intorno alla nave c’erano sempre una miriade di piccoli sampan, che vendevano ogni sorta di mercanzie, verdure, polli, uova, cenci, pentole e anche finte antichità. Mio padre si divertiva a comperare dei finti bronzi Ming, che costavano due lire, ma portati a casa facevano un gran figurone!
………………………. Nel mese di dicembre la città si animava per le feste natalizie. Una signora francese, sposata a un italiano che emergeva nella colonia italiana, e che i miei genitori conoscevano bene, decise di organizzare una festicciola per i giovanissimi figli dei suoi conoscenti.
Antonio durante la festa mi chiese di sposarlo………… Papà tornò da Tientsin, e mia madre lo mise al corrente della richiesta. Mio padre giudicò questa vicenda assurda, se non folle. Diciassette anni appena, mai uscita di casa, un tipo che mi vede una decina di volte e chiede di sposarmi. Figlia unica, in viaggio in Cina. Pensò che mia madre avesse perso il cervello, ma decise comunque di parlare anche con i Ciano. Il risultato fu che i Ciano intervennero in favore del candidato alle nozze, fornendo ampie assicurazioni sulla sua famiglia, sui parenti, sul lavoro ecc… Ma l’intoppo più grande era il futuro.
Dopo l’arrivo di Giorgio Del Bono, Venturini era rimasto provvisoriamente a Shanghai, in attesa di recarsi a Biserta come vice-console. I miei genitori, pur non opponendosi in linea di principio all’eventuale futuro matrimonio, si opposero in assoluto a un fidanzamento che mi avrebbe tenuto impegnata con un fidanzato tanto lontano, e chissà per quanto. Ciano persuase i miei a rendere ufficiale il fidanzamento, assicurando che Antonio sarebbe andato in Italia ma che poi sarebbe tornato a Shanghai come segretario, dato che il Consolato generale stava per essere trasformato in Legazione. Quindi la cosa migliore da farsi sarebbe stata un bel matrimonio a Shanghai dopo sei mesi di fidanzamento, con viaggio di nozze in Italia e ritorno a Shanghai dopo tre mesi. Il matrimonio fu programmato per il mese di giugno.

……………………… Ad aprile mio padre doveva risalire in missione lo Yangtze Kiang, fino a Nanking. Da tempo io e mia madre avevamo progettato di prendere un battello fluviale cinese per risalire il fiume, facendoci ospitare a Hankow dal console, il comandante Filippo Zappi (uno dei partecipanti alla sfortunata impresa dirigibilistica al Polo Nord del Generale Umberto Nobile), per poi risalire le famose YangTze Gorges, che sono di una bellezza straordinaria. Il tutto avrebbe comportato un mese di assenza da Shanghai, con qualche problema per la lunga lontananza tra fidanzati. Mia madre fu irremovibile: disse che il viaggio era progettato da tempo, che sarebbe stata un’occasione unica che io non potevo perdere e alla quale lei non intendeva rinunciare. E così partimmo. Fu un viaggio indimenticabile. Ci imbarcammo su un battello fluviale. La prima parte dello Yangtze era lunghissima, incrociavamo vari battelli, soprattutto giunche, piccole e scalcagnate. Accostavamo alla riva quando i villaggi erano abbastanza grandi; per i piccoli, invece, se qualcuno doveva sbarcare, il battello rallentava e si accostavano solo i sampan. A Pukow, al momento di ripartire, ci fu un’animata zuffa a causa di un investimento sul pontile: in un attimo la riva, quasi vuota, si riempì di cinesi agitati e urlanti. Poi, improvvisamente, silenzio e saluti. Fra i posti che visitammo, Namking era l’unico edificato con cura. Tutti gli altri villaggi erano baracche di legno e bambù. Alcune case erano costruite su zattere lungo il fiume. Ad Hankow ci venne a prendere il console Zappi. Una cara persona, ma molto seria e triste. Dopo la famosa vicenda della spedizione al Polo Nord, che finì in tante polemiche e ingloriosamente, lui e l’altro ufficiale di Marina Mariano furono accusati di cannibalismo. Si diceva, infatti, che si fossero nutriti sul pack con il corpo del defunto Malmgren. Ne parlò molto con mia madre, che cercò di tirarlo fuori da quella cappa di piombo che l’avvolgeva, fatta di tante cattiverie e dicerie. Last but not least, recentemente sua moglie era morta durante il parto. La poveretta fu messa di fronte alla scelta: lei o la bambina. Sembra che alcune suore l’avessero persuasa a lasciarsi morire. Certo, c’erano abbastanza ragioni per rendere un uomo triste e serio!
Davanti al Consolato c’era una piazza, l’unica importante di Hankow.  A Hankow facemmo molte gite, sempre accompagnate da Zappi. La città era abbastanza caratteristica. Si avvicendavano matrimoni e funerali, questi ultimi molto più fantasiosi dei primi. C’era anche un racecourse, dove alle volte andavo a cavallo con un ufficiale, che mi pare si chiamasse Posta. Andammo anche a trovare dei gesuiti a Chamko. Che persone straordinarie! Nonostante vivessero così lontano da tutto, e così modestamente, erano molto vivaci, pieni di interesse per qualsiasi cosa. Avevo per queste persone un’ammirazione sconfinata.
Da Hankow prendemmo un altro battello più piccolo, e più modesto, con il quale risalimmo le famose YangTze Gorges. In molti tratti le correnti impedivano al battello di navigare, così sulle sponde del fiume centinaia di coolies, seminudi, trascinavano il battello tirandolo con delle lunghissime funi, per superare le zone difficoltose. Una fatica immane per questi poveretti, mi veniva l’angoscia solo a guardarli. Eseguivano una cantilena, con un ritmo che corrispondeva alla tirata generale della fune.  Le gole furono uno spettacolo favoloso, indimenticabile. Poi, ancora, tanti piccoli paesi… Sono passati troppi anni per ricordarli tutti.
Ai primi di maggio tornammo a Shanghai. Ormai era stata decisa la data del nostro matrimonio: il 6 giugno……………….. Le due piccole damigelle erano figlie di una simpatica coppia italiana residente a Shanghai, i Gironi. ……………Antonio veniva a trovarmi tutti i giorni, ma non eravamo mai da soli. Soltanto due sere prima del matrimonio, disse ai miei che voleva uscire con me, e mi portò a ballare al Little Club, del quale avevo sempre sentito parlare, e che nella mia testa rappresentava un luogo di perdizione. Così finalmente ci trovammo per la prima volta tête-à-tête. Avevo un vestito lungo, nuovo. Prima mi portò a cena, e poi al famigerato club. Fu una bella serata. Me la ricordo ancora!
Arrivò il 6 giugno del 1931. Il giorno del matrimonio si svolse molto allegramente. La cerimonia si celebrò nella Chiesa italiana dei Gesuiti e ci sposò padre Ghersi, una persona eccezionale. Grande mago, astronomo, meteorologo, studioso di monsoni. Una personalità famosa in tutto l’Estremo Oriente. Alto, magrissimo, con una lunga barba nera. Mio padre ne era affascinato, non usciva mai con la nave senza prima consultarlo. La Chiesa era piena, e all’uscita i marinai fecero ala fino alla macchina. I miei testimoni furono Ciano e il comandante Altoviti; quelli di Antonio, Giorgio Del Bono e l’addetto commerciale Mattioli. Naturalmente tutti in uniforme. Una cosa eroica, perché faceva già molto caldo. Quando arrivammo all’albergo Tiny Hotel, dove si teneva il ricevimento, mia madre mi si avvicinò e sussurrò, ridendo: “Guarda che tuo marito, Ciano, Del Bono e Mattioli hanno tutti i polsini alla rovescia!”. Era vero, e così sono stati immortalati in tutte le fotografie.
Il giorno dopo, su un giornale locale, uscì un articolo, che riporto di seguito.

Wedding: Venturini - Del Greco.
A marriage of importance and interest to the Italian community took place yesterday afternoon when Miss Fiamma Del Greco, daughter of Captain and Mrs. Del Greco, became the wife of Mr. Antonio Venturini. The bride’s father, Captain Del Greco, is Senior Officer of the Italian Navy in the Far East, and Mr. Venturini has for some years held the position of Vice-Consul for Italy in Shanghai. The ceremony took place at St. Joseph’s Church, the witnesses for the bridegroom being Count Ciano di Cortellazzo and Count Del Bono, and those for the bride Commander E. Mattioli and Commander G. Altoviti.
The bride, who was given away be her father, looked charming in a simple gown of white charmeuse, with a short train falling from the waist; her veil, wich she wore over her face as she entered the church, was of tulle and she carried a trailing bouquet of white roses.
The bride was attended by two flower girls, the Misses Ruete and Yolanda Gironi, both dressed in pink taffeta and lace and carrying posies of pink roses. Sailor from R. N. Libia formed a guard of honour for the bride and bridegroom as they left the church.
A reception was held after the ceremony at the Tiny Hotel where the numerous friends of the newly-wedded couple were gathered with good wishes for their happiness. The honeymoon will be spent in Italy.”

In viaggio di nozze
Partenza in piroscafo fino a Tientsin, treno fino a Pechino, poi Harbin, Mosca, Varsavia, Berlino, Norimberga, Bologna e infine Ravenna: il viaggio di nozze era stato programmato con molta cura. Un viaggio veramente eccezionale. … La nave che ci portava a Tientsin era una discreta carretta. Fuori dal fiume trovammo mare cattivo, si rollava maledettamente. Il ponte era deserto ………
Il giorno dopo, in serata, arrivammo a Tientsin. Il mare si era calmato. Passammo la giornata a Tientsin, girando un po' per la città. Niente di speciale. Facemmo una capatina al distaccamento della Marina, ma non trovammo gli ufficiali che cercavamo, forse erano fuori sede. Il giorno dopo partimmo per Pechino, dove fummo ospiti del ministro Varé, in Legazione.
A Pechino, Varé ci accolse con grande cordialità. Si dette un gran daffare per offrirci il massimo dell’ospitalità. Girare per Pechino con lui era veramente un privilegio. Ci fece visitare la Città Proibita, i templi, il giardino d’estate, le stradine, i quartieri più caratteristici. Come vivere di persona le descrizioni fatte nei deliziosi libri da lui scritti. Purtroppo, a causa di una delle solite turbolenze locali, non potemmo andare alla Grande Muraglia, come avevamo programmato. Non sto a parlare delle meraviglie del Summer Palace, del Palazzo d’Inverno, del Tempio del Cielo. Ci sono descrizioni migliori di quelle che potrei fare io, ma per me rimarrà sempre un ricordo magico e indimenticabile.
L’Ambasciata era una casa con ambienti enormi. Mobili scuri, tendaggi rossi, camere grandi con porte enormi. Un insieme un poco oppressivo, ma che rientrava a pieno titolo nello stile cinese, misterioso, antico e imperiale. Le serate con Varé erano un vero spasso. Conosceva tantissimi aneddoti sulla Cina, sulla carriera, la conversazione non languiva mai. Anche il suo consigliere, Cortini, che pesava centocinquanta chili, era un personaggio intelligente e pittoresco, e insieme erano una coppia incredibile. Amici comuni mi raccontarono che Varé aveva una moglie molto pittoresca, che pare si aggirasse per il giardino della Legazione con pepli svolazzanti…………... ……….Purtroppo il tempo stringeva e dovevamo congedarci da Pechino, con tanta tristezza nel cuore. Tornammo a Tientsin, dove prendemmo il treno per Harbin. Il treno attraversò la Manciuria, facendo soste continue. Fu un viaggio molto interessante perché il treno andava lentamente, e si poteva vedere una Cina millenaria nei suoi particolari. Facemmo una lunga sosta ad Harbin prima di prendere un nuovo treno, la famosa Transiberiana. Dal momento che nel primo tratto non ci sarebbe stato il vagone ristorante, a Tientsin avevamo fatto la spesa per sette giorni. Non era stato facile! Avevamo portato dietro una valigia vuota, riempita con scatolette di carne, formaggini, tonno, zucchero, caffè, latte condensato, fette biscottate, marmellate, cioccolata, ecc. Sul treno si sarebbe potuto comprare solo tè, acqua, forse un po' di caviale e vodka. Pagando in dollari. Lo scartamento ferroviario russo è più largo dei binari nostri, quindi era abbastanza comodo, perché gli scompartimenti erano molto più grandi di quelli dei treni Wagon Lits europei. Agli stranieri in transito era riservato un unico vagone, e non si poteva accedere a quelli riservati ai russi. Passata la frontiera russa, ci sigillarono anche i finestrini, lasciando aperto solo un piccolo spiraglio per far passare l’aria.
………………………. 
Ritorno a Shanghai
Il 20 settembre partimmo per Venezia, per imbarcarci sul Conte Rosso. Dopo dieci giorni traversavamo il Canale di Suez!
………………………… A Manila lasciammo il Conte Rosso perché andava diretto a Shanghai e noi volevamo andare ad Hong Kong, dove si trovava mio padre in missione con la Libia.
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Il soggiorno a Hong Kong fu bellissimo anche perché avevo ritrovato mio padre. Prendemmo una nuova nave da Hong Kong per Shanghai, e finalmente il primo novembre del 1931 arrivammo a Shanghai, dove ritrovai mia madre che era rimasta sola tre mesi e ne aveva fatte di tutti i colori: gite nell’interno, viaggi a Pechino, aveva percorso anche la Grande Muraglia. Tutto in treno, trenini e autobus, in mezzo a cinesi di ogni genere. Lei sì che aveva visto la Cina! Era emozionantissima di rivederci. Vestita elegante, magra, ben pettinata…insomma, una giovane signora italiana!
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Ritorno alla vita quotidiana
Prendemmo un piccolo pied-à-terre al Tyni Hotel, mentre mia madre era rimasta al Blackstone. La vita mondana era molto movimentata, con i Del Bono che ci trascinavano in tutte le occasioni. Antonio comperò due piccoli cavalli, e cominciò a giocare a polo con Giorgio. Io ne montavo uno per fare delle passeggiate con un gruppo di inglesi. Talvolta organizzavano i paper hunts (finte cacce alla volpe). Ne feci un paio, ma durante il ritorno in città, il cavallo inciampò e caddi sull’asfalto, con conseguente commozione cerebrale. Rinunciai così a quelle diaboliche cacce, e mi limitai alle passeggiate. In città era nato un circolo italiano, molto gradevole, dove andavo con Angela Del Bono. Lì trovammo molti italiani, gente speciale e in gamba. Tutte persone abbienti, che avevano una buona posizione, chi nel commercio, chi nelle dogane, chi in banca. Avevamo anche un piccolo numero di amici fra i cinesi. Il sindaco Wu, un riccone certo Mr. Kumo, e un internazionale Mr. Tong. Ci invitavano a colazione e a gite in house boat. Mr. Kumo ci invitava spesso a casa sua, una casa enorme, dove le mogli non sedevano a tavola. Solo la prima moglie, un po' anzianotta, appariva ogni tanto. Quelle colazioni erano speciali, un mondo sconosciuto, regale e misterioso.
La Legazione, nel frattempo, era aumentata di personale. Ciano si dava molto da fare da quando era diventato ministro della Legazione di Pechino. Erano arrivati un addetto commerciale, Ramondino, e un addetto militare, Rodi. A Shanghai ebbero inizio in questo periodo i moti sino-giapponesi, con l’incidente di Mukden nel 1931, che fu il casus belli dell’occupazione della Manciuria da parte del Giappone. C’era la guerra, non era una cosa usuale. Shanghai si mise sulle difensive e in vari quartieri c’erano trincee di sacchi.
A Shanghai arrivò in missione la R.N. Trento, per assicurare la protezione degli interessi italiani in Cina, dove la situazione politica appariva molto instabile a seguito del conflitto scoppiato in Manciuria. Mio padre era rientrato in Italia, per fine missione, sostituito da Bacci. Mia madre, folle come sempre, era partita per l’India, da sola, e perdemmo le sue tracce per tre mesi. Antonio si muoveva spesso con Ciano, a Tientsin, Pechino, Hankow, per visitare le missioni e i distaccamenti militari. In quel periodo arrivò il Battaglione San Marco, e furono organizzate varie cerimonie, come la Messa che si svolse dai gesuiti, celebrata da padre Gherzi. Per tutti fu una cerimonia grandiosa. Eravamo così lontani da tutti e tutto. Per la colonia fu un avvenimento eccezionale.
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Donne cinesi ne frequentammo poche, anche perché era molto difficile entrare in contatto con loro. In tutte le manifestazioni pubbliche c’erano soltanto uomini. Nelle case private, le mogli comparivano soltanto in casi eccezionali. Qualche volta andammo a mangiare nei ristoranti cinesi, ma non erano come quelli europei in giro per il mondo.
Uno dei miei passatempi preferiti era gironzolare per le strade del quartiere cinese. La città era sicurissima. In tante passeggiate a curiosare nei piccoli negozi non ho mai avuto un disturbo, una sgarberia di nessun genere. C’erano dei negozietti di antiquariato (si fa per dire) che avevano roba certamente falsa, ma talmente bella che in fondo non mi importava la data di nascita. Ho così comprato tanti piatti, vasi, bronzi fasulli, oggetti di soapstone. L’unico vero affare è stato un guerriero laccato rosso, risultato autentico. Il mio interprete era Ros, un addetto commerciale, che sapeva scegliere le cose di valore, e mi diceva spesso che certe cose non autentiche sono fatte talmente bene che conviene comprarle, perché sono comunque oggetti ornamentali. Qualche volta mi accompagnava Giorgio Del Bono, che aveva una passione per le cineserie. Era bravo, aveva gusto, e si documentava con molta serietà.
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Era arrivata a Shanghai una coppia simpaticissima, gli Arese.
Intanto Edda aspettava un bambino, ………………………….
Ciano era preoccupato di tenere Edda e il bambino a Shanghai durante l’estate, perché il clima era generalmente irrespirabile, pesante, umidiccio. Molte persone partivano verso i monti del Giappone, o verso le località di mare, ma in quel momento era rischioso, e poi la Legazione non poteva essere abbandonata. Così, dopo tante valutazioni, fu accettata la proposta di trasferire Edda e il bambino al Nord, al mare, in un posto sicuro, lontano da Tientsin. Ciano affittò una bella casa sul mare a Peitaiho, un centro residenziale europeo. Bellissimo posto, non affollato, e con delle ville molto carine. Il mare era stupendo, c’era anche uno stabilimento balneare con spiaggia e cabine. …………………………………Noi eravamo loro ospiti……………….
Ci fece sapere che erano in vacanza a Peitaiho la moglie di Chiang Kai-shek, e la cognata di Wellington Koo, e che sarebbe stato utile entrare in contatto con loro. Così facemmo. Ci furono subito uno scambio di inviti. Intanto, vennero a trovarci da Pechino Filippo Anfuso e moglie e le sorelle Chieri.
………………….Ritornati a Shanghai con il treno (purtroppo si viaggiava di notte), si riprese la normale vita. Mia madre era finalmente rientrata in Italia, dopo aver girovagato per mesi. India, Afghanistan, Egitto, Palestina, Turchia, sempre da sola. Era stata ospite di: un maharaja, un governatore inglese, una specie di sultano e di alcuni frati a Gerusalemme. Insomma, si era finalmente levata la voglia di emulare suo padre. Papà l’aspettava pazientemente a Roma…………………...
La Legazione era ancora composta da Ciano, Antonio, Giorgio, Mattioli, Ramondino e l’interprete Boss. Ciano desiderava aumentare lo staff per avere più importanza, ora che era accreditato a Pechino, ma non gli riuscì.
Alla fine dell’anno, si annunciò il richiamo in Italia per Antonio, con un probabile trasferimento presso un’altra sede. …………………..Comunque, dopo tanti anni, era giunto il momento per noi di lasciare la Cina. Dopo i festeggiamenti di addio, ci imbarcammo sul Conte Verde, per il rientro a casa.
Anche Ciano riteneva di aver fatto il suo tempo in Cina. Così fu. Rientrò in Patria per fare il capo dell’Ufficio stampa di Mussolini, e in pochi anni divenne prima ministro della Stampa e della propaganda, e poi Ministro degli Esteri. ’
Fiamma del Greco Venturini: dalle sue memorie.

7 commenti:

  1. Everaldo Russo12/05/2010 5:24 PM

    Storia bellissima,esemplare sia il modo di descrivere i luoghi,i personaggi,le immagini,stupendo portare all'oggi tutto questo,congratulazioni.Everaldo Russo

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  2. La signora Fiamma lascia un segno nelle persone che, in qualche modo, si avvicinano a lei. La semplicità e la modestia della sua persona sono la prova tangibile dell'unicità della sua esistenza. Un secolo di storia che ho avuto il pregio di ascoltare e trascrivere. Vivendo intensamente i suoi racconti, sognando le sue storie durante la notte... Un'esperienza che non dimenticherò mai. Grazie signora Fiamma. Daniela Cundrò

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  3. Girero' questa bella storia a mia madre Iolanda Gironi Morante che e' nata e vissuto a lungo in Cina nel periodo descritto. Mi farebbe piacere ricevere l'indirizzo della signora Fiamma. Grazie amorante@pomellato.it

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  4. Pur essendo passati molti anni da quando mio padre mi raccontava il suo periodo in cina con il Battaglione San Marco, leggendo il racconto della signora Fiamma rivivo i momenti da bambino che ancora mi accompagnano.
    francolombardi1957@alice.it

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  5. Sono nato a Shangai nel 1942, ed ho letto con grande interesse ed emozione i brani presi dal libro della signora Del Greco, in particolare quando viene ricordata mia madre, Iolanda Gironi, quale damigella al suo matrimonio.. valmorante@gmail.com.

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  6. Sono nato a Shangai nel 1942 ed ho letto con grande emozione i brani tratti dal libro della signora Del Greco, che mi ricordano molto quello di mia madre, Iolanda Gironi, che ha vissuto in Cina sino a 19 anni e viene ricordata dalla signora Fiamma quale damigella al suo matrimonio. Sarebbe molto bello poter fare uno scambio di questi meravigliosi ricordi delle nostre mamme. .valmorante@gmail.com

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  7. mi interessano informazioni su Hankow. sto facendo una ricerca sulla storia delle relazioni con l'Italia di questa citta e la descrizione riportata è molto importante per le mie ricerche. magari vi fosse altro o addirittura fotografie. grazie Francesco Maglioccola Universita parthenope di Napoli francesco.maglioccola@uniparthenope.it

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