Nasce nel 1648 a Gemona. È un missionario francescano che operò in Cina dal 1684 in varie località ma soprattutto a Nanchino, dove rimase otto anni, dal 1692 al 1700. in questa città egli attese a compilare un dizionario cinese-latino, che per molto tempo circolò manoscritto, ricercato e concupito dai primi sinologhi europei, per i quali era un indispensabile strumento di lavoro. Tentativi per pubblicarlo, compiuti a Roma durante il secolo XVIII, fallirono per le difficoltà e il costo di incidere i caratteri cinesi necessari per la stampa.
Solo all’inizio del XIX secolo il governo di Napoleone decise di procedere alla pubblicazione che fu basata su un manoscritto della Biblioteca Vaticana, ma che si risolse in un vergognoso plagio, poiché il dizionario uscì non come opera di Brollo ma di colui che si era fatto dare l’incarico di pubblicarlo. Brollo fu il continuatore di una lunga serie di rapporti tra il Cattolicesimo e la Cina, che avevano preso avvio grazie a Giovanni da Montecorvino, anche lui frate minore, primo vescovo di Khanbalik, l'odierna Pechino, inviato alla corte del Gran Khan del Cathay dal papa Nicolò IV nel 1288, proseguiti e approfonditi con Matteo Ricci e Prospero Intorcetta, primi traduttori di testi classici confuciani.
Il suo primo impatto con gli usi e costumi cinesi fu sconfortante, come scriveva al padre:
« ...Dio ci guardi l'arrivare ad un convito in China, è un piciolo purgatorio ... »
(Basilio Brollo, lettera al padre da Canton, 1684)
Fonte: G. Bertuccioli e F. Masini. Italia e Cina. Laterza. 1996. Roma.
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